AfineSerata.jpgKur zumë e stistimë
Occuparsi della ricerca delle origini urbanistiche ed architettoniche delle comunità Arbëreshe, può paragonarsi alla prefazione di un'opera (che gli eventi si sono successivamente incaricati di svolgere) in continuo divenire.

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Ma la vita sociale di questo popolo si articola in una infinità di connessioni vincolate e realizzate da regole ben precise; che, nel suo quieto fluire, produce la realtà, che del vissuto delle comunità, in quel tempo dettate ed oggi scritte e note ai più.
Non è possibile illudersi sulla semplicità della comprensione dei problemi umani: nel momento stesso in cui crediamo di averne individuato i termini, accostandoli col nostro « io », essi mutano, e, mutiamo noi stessi, per cui l'evolversi delle nostre cognizioni altera il profilo di quella immagine che in precedenza credevamo di avere afferrata.
Nella nostra esi­stenza questo continuo mutare ci consente però il godi­mento di valori diversi, la ricerca di un equi­librio fra le necessità che ci assillano e i mezzi di cui disponiamo, traiamo il gusto per la vita.
Questi muta­menti creano in noi una coscienza empirica che ci con­sente la comprensione dei fatti, ma essa tuttavia osserva le qualità sensibili degli avvenimenti, estremamente variabili, suscettibile di punto di vista d'osservazione, e di luce sot­to cui ci si presentano.
In particolari fenomeni vi sono indubbiamente rap­porti reciproci legati da leggi di contemporaneità o di successione, dipendenti da elementi immutabili del di­venire, per cui vediamo un problema collegarsi a molti altri in modo logico, quindi la sua for­mulazione spesso ne è anche la soluzione.
Di esso però non va ricercata la soluzione meccanica, e pertanto non può accettarsi quel concetto di storia di un popolo o di una città che trovi la sua unità non in una problematica, ma in una immagine fisica, la cui analisi possa consentire di interrogare il passato.
«Nella storia degli uomini vi è certamente una coe­renza logica; non intesa come un programma secondo il quale la storia si inizierebbe, svolgerebbe e terminerebbe, ma come scoperta della nascosta matrice degli eventi e la loro interpretazione
Negli eventi che plasmano una società, possono essere individuati alcuni ele­menti costanti che la caratterizzarono durevolmente fra i quali:

·               La lingua comune.

·               La proprietà

·               Lo scambio.

·               L' arte.

·               La religione.

·               II governo.

·               Le guerre.

·               L' organizzazione  sociale e familiare.

·               La posizione dell' individuo nei confronti della co­munità.

·               I metodi per la trasformazione delle materie pri­me e per la produzione degli oggetti d' uso.

·               L' atteggiamento nei confronti dei fenomeni naturali.

 

La costante con cui ricorrono gli elementi può sem­plificare molto lo studio e per quanto la loro costanza abbiano reagito alla loro azione e al loro sviluppo.

Partendo da questi presupposti, si vuole realizzare l'escursus storico degli insediamenti urbani delle comunità arbereshe, insediatesi a ridosso delle valli del Crati e dell'Esaro, dove giunti  profughi dalle terre di albania hanno scandito lo scorrere del tempo con il bagaglio di cultura e tradizioni riuscendo a salvaguardarle con tanta dignità e sapienza.

Strategicamente allocati in funzione del clima e seguendo quella naturale linea di confine ove le famigerate zanzare anofeles, portatrici della malaria, perdevano la loro efficacia; ovvero sorgenti di acqua potabile e clima adeguatamente temperato davano alle genti d'albania la possibilità di assolvere agli impegni, assunti nelle capitolazioni con le autorità che gestivano quelle terre.

 

 

 

 

Dalla strada grande, arteria principale di comunicazione secondaria, viottoli ad uso esclusivo dei vari gruppo familiari, collegavano i scesci dove si svolgeva la loro vita sociale.

L'abitazione era in primo luogo un rifugio, spazio addomesticato e difeso, sottratto alle in­temperie; che in seguito acquisterà la necessaria qualità edilizia.

L'edificio, in passato, si realizzava in base a principi consuetudinari, con tecniche e materiali naturali, stabilendosi spontaneamente un rapporto di conformità tra la fabbrica e l'ambiente.

La dimensione degli spazi interni, funzionali a certe esigenze d'uso, condizionava significa­tivamente l'opera costruita: la formazione di uno spazio privato interno è stata conseguente a quella dello spazio esterno.

Inizialmente si trattava quindi di principi abitativi anziché di tipi, nelle fasi più antiche dei paesi non è facile identi­ficare tipologie edilizie dai caratteri ben definiti, come lo è per la condizione individuale o collettiva delle case: ubicazione e ingresso erano termini che si fissavano in base a personali facoltà e costituivano i legami principali del­le abitazioni con i luoghi.

Le case individuali, avendo un pro­prio ingresso indipendente, erano direttamente accessibili dall'esterno, in modo da stabilire un rapporto di continuità con lo spa­zio urbano; mentre le abitazioni collettive avevano spazi d'u­so in comune che mediavano il collegamento tra interno ed esterno.

I due principi abitativi potevano svilupparsi come edifici isolati o associati, tali da determinare morfologie urbane corrispondenti ai relativi aspetti tipologici.

Le case individuali eredi di un'antica tradizione abitativa mediterranea: erano abitazioni monocellulari con ambienti di 20-25 mq. polifunzionali, capaci di accogliere le varie funzioni di vi­ta quotidiana, i necessari animali domestici, spesso alcune attività lavorative.

Si basavano su lotti regolari, quadrilateri prevalenti nei territori meridionali, con profondità varia­bili da una regione all'altra. Il catoio, casa bassa con uno o due vani consecutivi  poco profondi in rapporto alla larghezza del lotto,  aveva l'ambiente d'ingresso rivolto all'e­sterno (strada o cortile); l'altro era retrostante, ma dipendente dal primo da cui riceveva aria e luce.

Nel tem­po i semplici catoio si sono trasformati in forme più complesse, con aggiunta di altri vani, affiancati o sovrapposti al vano terreno; il lato di fondo dell'edificio, rimanendo cieco, po­teva essere adiacente ad altre costruzioni, in effetti il modulo in muratura darà origine agli aglomerati arbereshe, la loro aggregazione, si attua con sistemi ad asse unico, può essere di tipo complesso o simmetrico, la sua lettura appare molto evidente negli aggregati dei centri Italo Albanesi.

Se in futuro si vorrà realizzare un progetto di ricerca finalizzato alla determinazione degli eventi urbanistici e architettonici dai paesi arbëreshë, si dovrà partire da presupposti che non tralascino i percorsi urbanistici, storici e politici della Calabria Citra, non tralasciando la cosa più importante: solo un arbëreshë può comprendere e interpretare le vicende dei suoi avi.

 

 

 

Atanasio arch. Pizzi                                                                           Napoli 19-05-2009                                      

 

 

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