L'hanno chiamata "Primavera delle
minoranze linguistiche" ed è la più grande manifestazione organizzata simultaneamente
in tutte le comunità di lingua minoritaria (arbëreshë ed occitana) della
Calabria. Sono previste una trentina di iniziative che, dal 7 aprile al 3
maggio, avranno come teatro 26 paesi delle province di Cosenza, Catanzaro e
Crotone. In calendario convegni, mostre e tanto folklore.
. Al di là dei commenti sui diversi eventi previsti (alcuni dei quali sono, peraltro, di discreto livello) nutro forti dubbi sull'impostazione generale di questa manifestazione e sulle motivazioni che l'hanno determinata. Prima, però, una nota positiva. Con la "Primavera delle minoranze linguistiche", infatti, per la prima volta si coinvolgono simultaneamente così tanti comuni arbëreshë e questo è, ovviamente, un aspetto eccezionalmente positivo che non si può omettere. D'altro canto, però, il programma distribuito nelle scorse settimane non scalda gli animi come dovrebbe fare, invece, il sole primaverile vivificante e denso di speranze, ma raggela le ossa come la vorea che spazza i nostri paesi d'inverno.
Innanzi tutto, le motivazioni e gli obiettivi che hanno guidato gli organizzatori del progetto non sono affatto chiari. Le iniziative previste, infatti, si susseguono nei vari paesi coinvolti senza alcun filo conduttore. Ognuno ha messo in programma ciò che ha voluto senza che vi sia stata alcuna distinzione o selezione tra iniziative utili e ciarpame. Tutto questo sarebbe evidentemente accettabile nel caso si trattasse di iniziative promosse e gestite localmente. Diventa invece scandaloso quando si intende far passare l'estemporaneità come capacità programmatica e progettuale.
COSTI - Si sussurra che l'intera iniziativa sia costata 180 mila euro. In termini assoluti, si tratta di una cifra poco significativa che avrà pochissima incidenza sulle altrimenti faraoniche spese regionali ma per l'Arberia e per le altre minoranze linguistiche calabresi è una somma enorme che arriva dalle istituzioni regionali dopo anni di rubinetti chiusi. Infatti, a differenza di altre regioni italiane in cui esistono minoranze linguistiche, la regione Calabria è stata incapace perfino di garantire adeguata copertura economica alla stessa legge regionale per la tutela delle lingue minoritarie. L'istituzione regionale oggi riappare in scena nel peggiore dei modi mostrando totale assenza di lucidità e capacità programmatica. I vertici politici regionali ci immaginano come questuanti, pronti a fare festa per pochi denari distribuiti a tutti. L'Arberia, invece, non ha bisogno di elemosine, anche quando queste vengono elargite in buona fede e bene avrebbero fatto i sindaci a rifiutarle. E', invece, auspicabile che i vertici politici pianifichino un intervento organico che possa facilitare l'aggregazione tra i diversi comuni riunendo gli sforzi delle singole istituzioni locali e definendo con loro una strategia comune che permetta alle nostre comunità e alla cultura che esse sottendono maggiore stabilità per il futuro. I nostri paesi non possono rimanere accartocciati in se stessi ma devono ritrovare la forza necessaria nell'unità.
ELEZIONI E PRIMAVERE - C'è però un sospetto strisciante e senza alcuna conferma ufficiale ma con diversi riscontri nell'infrastruttura organizzativa della "Primavera delle minoranze linguistiche". Sempre prendendo spunto dal programma dell'iniziativa si scopre che il "progetto" è della Regione Calabria, Assessorato alle Minoranze Linguistiche, mentre "l'organizzazione" è della provincia di Cosenza, Assessorato alle Minoranze Linguistiche. Che strano, un'iniziativa regionale la cui organizzazione è delegata ad una provincia. E' pur vero che la provincia di Cosenza conta il maggior numero di paesi di lingua minoritaria ma è anche vero che l'assessorato regionale alle minoranze linguistiche non si è per nulla speso in iniziative a nostro favore nel passato. Dunque, quale migliore occasione che la "Primavera delle minoranze" per dimostrare quanto sono bravi e utili alla regione? O forse un assessorato regionale non è necessario e basta quello provinciale cosentino? E invece no, alla regione hanno solo "progettato" questa manifestazione preferendo delegare l'organizzazione alla provincia di Cosenza che così ha potuto gestire qualche soldino acquisendo un bel po' di visibilità che, in vista delle prossime elezioni provinciali di primavera (ci risiamo!), potrebbe tornare molto utile.
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