E' ARRIVATA.... dopo un lungo periodo di avvisaglie e la previsione del
dott. Giuliani, il 6 Aprile alle ore 03.32.39
una scossa di magnitudo 6.3, che ha messo in ginocchio L'Aquila e i paesi
limitrofi.
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Le perdite sia in vite umane che in beni sono elevate e metteranno a dura prova le popolazioni Abruzzesi alle quali va espressa solidarietà e cordoglio per i cari scomparsi, con i quali non potranno più condividere nulla della vita terrena.
Paesi rasi al suolo e lo stesso capoluogo seriamente compromesso persino in quei palazzi istituzionali e direzionali da dove si sarebbe dovuta gestire l'emergenza, si dovranno recuperare insieme alla ricostruzione di chiese, ospedali, edifici pubblici e privati, oltre ad un numero consistente di aziende, forza trainante di un popolo che da sempre ha riposto il progresso e lo sviluppo nella forza lavoro delle proprie capacità.
Le sterili polemiche di rito messe subito in atto sulla prevedibilità o meno dell'evento, sconvolgono ancor più dell'evento stesso, il cui risultato è stato il danneggiamento e la distruzione di un numero rilevante di immobili di apparente solidità, sintomo della scarsa professionalità nell'edificare manufatti secondo le normative che regolano la statica degli stessi.
In questi casi la perdita dei beni architettonici riferibili ai centri storici, possono essere recuperati e riproposti nel loro pieno splendore in base ad una documentazione che permette di individuare gli aspetti costruttivi e morfologici; regola però valida per gli edifici vincolati e quindi catalogati dagli organi preposti, non altrettanto lo è per quella miriade dì case rappresentative della cosiddetta architettura rurale o minore, di cui non si occupa nessuno se non pochissimi cultori privati.
Le proprie case, i vicoli, le piazze, gli scorci panoramici, modellati dallo scorrere del tempo non torneranno a ridarci quei momenti di vita sociale caratteristici di ogni regione d'Italia.
E' ARRIVATA................... il7 aprile anche............." La primavera delle minoranze linguistiche"
Ciò che fa riflettere di questo evento, visto lo stato d'animo di noi tutti immedesimati nella tragedia Abruzzese, è il progetto, che testualmente cita:
"Toponomastica e segnalazione stradale bilingue a servizio delle comunità arbëreshë"
E' legittimo chiedersi se la comunità arbëreshë, trascinata come tutte le etnie del mondo dagli eventi della globalizzazione, considerate le collocazioni geografiche dei loro insediamenti, abbia come priorità imminente la segnalazione bilingue delle strade, tra l'altro già esistente, oppure un progetto atto alla conservazione e alla messa in sicurezza dei beni architettonici, fortunatamente avvolti dalla incuria e dall'abbandono, tali da conservare in essi come degli scrigni la storia urbanistica arbëreshë, la quale mai analizzata con competenza e buon senso da soggetti titolati, anche se da sempre si sono differenziate le nicchie sociali dei centri arbëreshë dagli insediamenti dell'Italia meridionale.
Gi interrogativi da porsi sono tanti e di rilevante interesse come: l'evoluzione edilizia dei nostri centri, l'utilizzo di materiale da costruzione, l'influenza sul modo di vivere degli arbëreshë della costruzione di case in muratura, il preciso periodo storico, la formazione delle maestranze e il criterio logico di aggregazione dei manufatti in muratura, con la relativa distribuzione interna degli stessi, ed i rapporti che queste avevano con le pavimentazioni tipiche delle strade.
In attesa di risposte certe supportate da testimonianze storiche lette con professionalità adeguata, c'è da augurarsi che prima dell'inverno........ si ponga rimedio al bistrattato patrimonio Architettonico delle comunità Italo-Albanesi, in modo che le generazioni a venire abbiano dei luoghi identificativi ove affondare le proprie radici per meglio affrontare le stagioni future.
Atanasio arch. Pizzi
Maria Palma dott. Tateo