archfortino.jpgCon solenne e ampiamente partecipata cerimonia pubblica nella nuova sala delle Conferenze del Collegio Corsini presso la storica chiesa di S. Adriano (secolo XI) il 30 agosto 2009 sono stati consegnati i due premi istituiti dall'Amministrazione comunale di S. Demetrio Corone.
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  Il premio "S. Demetrio" destinato a nativi di questo comune è stato assegnato al prof. Renato Guzzardi, ordinario di scienze della Matematica presso l'università degli Studi della Calabria, mentre il premio "Arberia", destinato a italo-albanesi delle varie comunità albanesi, è stato conferito a mons. Eleuterio F. Fortino, di S. Benedetto Ullano, sottosegretario del Dicastero vaticano per l'unità dei cristiani. Nella delibera della Giunta si afferma che lo scopo del premio è quello di conferire un riconoscimento formale ai cittadini meritevoli nel valorizzarne l'ingegno, la creatività e l'impegno.   
Il premio consisteva, oltre alla pergamena, a una medaglia d'oro accompagnata da un quadro, costituito da un bassorilievo in argento platinato realizzati dallo scultore Cesare Cianci, che rappresentano,  uno il grande poeta Girolamo de Rada e l'altro il prospetto della chiesa di S. Adriano. Il premio è stato consegnato dal sindaco avv. Antonio Sposato, dopo la lettura di una scheda biografica del premiato e un commento dell'assessore on. Cesare Marini. Questi ha sottolineato il contributo dei due premiati alla propria disciplina, l'amore per il mondo arbëresh e, in particolare nel nostro tempo, l'esigenza del dialogo e della cooperazione. I due premiati sono stati invitati ad esprimere le proprie considerazioni.


Mons. Fortino ha detto:
 

Signor Sindaco,

     E' mio dovere, ma anche mia profonda gioia, ringraziarla di cuore per l'onore che oggi mi fa con il conferimento del premio "Arberia" . E attraverso lei, rivolgo il mio saluto e il mio ringraziamento alla giunta, al consiglio comunale e alla popolazione di S. Demetrio. Ringrazio l'on. Marini per le sue considerazioni sulle esigenze di dialogo fra le forze amministrative, culturali e religiose per il coerente sviluppo della società, particolarmente nel nostro tempo. Egli troverà in quello che dirò, il cui testo è stato redatto precedentemente al suo prezioso intervento, sostanziali corrispondenze per cui sono lieto.

Per ogni arbëresh è un onore trovarsi a S. Demetrio Corone e in particolare nei locali di questo storico Pontificio Collegio italo-albanese che per gli Arbëreshë di Calabria è stato fucina di formazione culturale, religiosa e sociale. Lo è in special modo per un arbëresh di S.Benedetto Ullano che la storia e le vicende del Collegio hanno collegato per il bene di tutti gli Arbëreshë.

            L'iniziativa dell'Amministrazione di mettere in rilievo i contributi degli Arbëreshë, nativi del paese stesso e di quelli provenienti dall'Aberia intera, è intelligente e previdente.

     Le minoranze storiche e linguistiche attraversano un periodo di crescenti difficoltà e di avversità che minacciano la stessa loro sopravvivenza. Lo spopolamento dei nostri paesi, a causa delle limitate possibilità di lavoro, e di conseguenza l'emigrazione interna e anche all'estero, la crescente perdita di conoscenza della propria tradizione religiosa bizantina e culturale albanese con l'indebolimento dell'uso della lingua albanese a causa dei fenomeni attuali di omologazione e di globalizzazione, conferiscono alla vostra iniziativa il carattere di sostegno reale e consistente. Essa tende a mostrare la permanente vitalità della nostra comunità e un vero incoraggiamento.

     Il fatto che prendiate in considerazione per il conferimento del premio il contributo dato nelle varie professioni, arti e mestieri mostra una concezione realistica e complessiva del problema. Le nostre comunità hanno bisogno di un'azione multilaterale che richiede il sostegno economico e sociale, il rafforzamento culturale, l'animazione spirituale.

     Non vorrei criticare nessuno, ma spesso ho l'impressione che alcuni operatori culturali limitino il loro interessamento ad aspetti romantici, poetici, folcloristici o storici riguardanti il passato. Naturalmente ognuno fa il proprio mestiere e tratta aspetti di sua competenza. Ma è anche il problema generale che occorre avere davanti agli occhi, compreso innanzitutto quello amministrativo - sociale. Se l'Arberia deperisce coloro che si occupano della sua lingua, della sua letteratura, del suo folklore appariranno come archeologi o medici che fanno l'autopsia di un corpo morto. Certo non di solo pane vive l'uomo. Ma di ogni parola che viene dalla bocca di Dio e di tutto ciò che riempie lo spirito: cultura, arte, poesia. Quanto sia importante il pane per l'uomo ce lo dice l'unica preghiera insegnata da Gesù Cristo: "Dacci oggi il nostro pane quotidiano". A me sembra che la vostra iniziativa tenda a sottolineare questa prospettiva ampia e armonica: economia, cultura, religiosità.

     Infatti il titolo del premio è "Arberia". Un termine usato al singolare per intendere il complesso delle comunità arbëreshe, un termine che coinvolge tutti gli aspetti della vita degli Albanesi d'Italia. Se ciò è vero, il premio abbraccia l'insieme degli albanesi nella complessità delle espressioni della loro vita. Vorrei sottolineare questa prospettiva che avete scelto come previdente, aperta al futuro.

     Certo il premio che questa Amministrazione dà si rivolge al presente con il riscontro nel passato, cioè a quanto le persone segnalate hanno compiuto e stanno compiendo nell'ambito dell'Arberia e per l'Arberia. Ma ciò naturalmente va considerato in favore della costruzione del futuro dell'Arberia: della sua sopravvivenza, della sua unità linguistica e culturale, della sua vitalità sociale.

     La segnalazione dell'unità degli Arbërshë che il premio sottolinea richiama un altro aspetto che dovrebbe ispirare gli operatori culturali, gli amministratori, gli ecclesiastici arbëreshë e cioè la cooperazione. Ognuno nella specificità del proprio impegno dovrebbe tendere al bene comune delle nostre comunità e dell'insieme dell'Arberia. Questa prospettiva mi sembra che ci venga proposta dal fatto stesso che ci troviamo in questa storica Istituzione del Collegio di S. Adriano che ha servito tutti gli Albanesi di Calabria nella formazione del clero, nella divulgazione della cultura in genere, nella riflessione politica, nella provocazione sociale. Studi del passato e recenti ben noti hanno illustrato questo contributo di promozione, di vitalità e di unificazione.

     Il vostro premio mi sembra che intenda rilevare un altro aspetto, per me veramente decisivo per la sopravvivenza dell'Arberia: cioè la creatività in tutti i campi sopraindicati della vita della comunità arbëreshe; occorre creatività nella linea della propria identità con il progressivo adeguamento alle attuali e cangianti necessità di vita. Non si tratta di organizzare un museo, ma far rifiorire a nuova vita l'Arberia.

Con il nuovo rapsodo di S. Demetrio, ormai ben noto nell'intera Arberia e oltre, Pino Cacozza, vorrei terminare questo breve saluto con un distico che rimanga come un auspicio di nuova vita:

Dua se kjo këngë e vjetër ka të bëhet e re

E nata sonde të këndonj me ne!

Canta il rapsodo:

Voglio che questo canto antico diventi nuovo

E la notte stanotte canti con noi!

 

Signor Sindaco,

amici sandemetresi

arbëreshë e lëtinj qui presenti

vi ringrazio veramente di cuore per l'onore che così benevolmente mi avete voluto rendere e con due espressioni arbëreshe vi auguro:

Jetë të gjatë e të lumtur

(Vita lunga e felice).

Për motemonë! Grazie! (Besa/Roma).


 

Ka sënduqi...

Greci“Shpëtomi Kalivet”

La posta in gioco è molto alta, nulla va sottovalutato, la parentesi storica che viviamo rappresenta per noi arbëreshë il momento cui, “fare”, significa “non morire”.
L’odierno palcoscenico rappresen

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