Domenico Cortese pubblica la storia del padre Salvatore: la Lungro del '900, l'emigrazione in Argentina, l'antifascismo in un saggio storico, ricco di documenti, che si legge come un romanzo.
.
C’è ancora tanto da scoprire della storia calabrese del Novecento. Il lavoro di ricerca di storici e appassionati svela il ruolo sicuramente non marginale della nostra regione durante la guerra di liberazione nazionale, fa emergere le biografie dei protagonisti e contribuisce ad arricchire il patrimonio politico e identitario comune a tutti. Domenico Cortese ha aggiunto un tassello significativo a questa riscoperta grazie alla pubblicazione del libro “Salvatore Cortese, un antifascista arbëresh di Lungro” (Masino Editore). Si tratta della biografia del padre dell’autore, testimone dei principali eventi del secolo scorso come le lotte operaie, l’emigrazione, la persecuzione politica degli antifascisti.
Il volume sarà presentato venerdì 27 alle 18.30, nei locali dell’ex Dopolavoro di Lungro, con i contributi del professor Giuseppe Masi, direttore dell’Istituto calabrese per la storia dell’ antifascismo (ICSAIC) di Cosenza, della docente UNICAL Katia Massara, degli onorevoli Mario Brunetti, console onorario d’Albania, e Damiano Guagliardi, capogruppo PRC Consiglio Regionale e dell’assessore provinciale alle Minoranze linguistiche Donatella Laudario. All’incontro, moderato dal giornalista Alfredo Frega, saranno presenti l’autore, l’editore e il sindaco di Lungro, Giuseppino Santoianni.
“La stagione politica di Salvatore Cortese (1899-1951) si dipana durante la permanenza in Argentina, dove arriva intorno alla metà degli anni ’20 perché in patria non può più professare liberamente le sue idee”, scrive nella prefazione Giuseppe Masi, che ha sostenuto la ricerca e la pubblicazione del libro insieme con l’assessorato provinciale alle Minoranze Linguistiche. Masi si riferisce alle idee di ribellione non violenta e agli ideali anarchici di Salvatore Cortese che, oltre all’azione di lotta concreta, ha lasciato un corpus di saggi, corrispondenze e articoli di notevole interesse.
La sua storia, ricostruita con passione e fedeltà da Domenico Miku Cortese, svela passo dopo passo il percorso personale del protagonista, ma anche lo sfondo storico e sociale dell’etnia italo-albanese. Si parte, infatti, dalla Lungro di fine Ottocento, quando nel contesto della miniera di salgemma iniziava a germogliare il concetto di classe operaia e di lotta sindacale, per poi proseguire lungo le rotte degli emigranti verso l’America Latina. Dai numerosi dati, che Domenico Cortese aggiunge al suo racconto, si nota il disgregarsi di una generazione e delle famiglie, lo spopolamento dei paesi meridionali e il coraggio nell’affrontare una realtà completamente diversa, estremamente dura. Grazie alla permanenza in Argentina, tuttavia, Salvatore Cortese ha l’occasione di incontrare molti italiani antifascisti e assieme a loro abbraccia la fede anarchica. Nei suoi scritti, pubblicati in diverse testate sudamericane, Cortese prende coscienza della necessità di affrontare e combattere il regime di Mussolini in modo fermo ma non violento. “L’anarchismo – scrive, infatti – non può e non deve fare scempio della vita altrui e tanto meno deve fare uso della violenza in modo sordido, pretendendo di riparare un’ingiustizia col commetterne un’altra”. Ciò nonostante, non riesce a evitare l’arresto e, ritornato in Italia, viene condotto al confino a Ponza, dove conosce anche Pertini.
Domenico Cortese riuscirà a tornare a Lungro solo dopo 13 anni, dopo la caduta del fascismo, riprendendo il suo impegno politico per breve tempo.
“Se è vero che il futuro di un paese nasce dalla storia e non attraverso la cancellazione del passato, la figura di Salvatore non può essere dimenticata”, così Masi conclude la prefazione alla biografia dell’antifascista italo-albanese, ricordando altresì la valenza della ricostruzione di Domenico Cortese, riuscito nello scopo di divulgare la figura del padre e restituire una parte della memoria storica calabrese e arbëresh.