i_greco_albanesi

Autore: Attilio Vaccaro

Titolo: I greco-Albanesi d'Italia

Sottotitolo: Regime canonico e consuetudini liturgiche (secoli XIV-XVI)

Editore: Argo, Lecce

Anno di pubblicazione: 2006

Pagine: 123

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Dall'introduzione: "Il materiale da me raccolto per la pubblicazione del repertorio bibliografico sulla storia religiosa, sociale, economica e culturale degli Arbereshe dal secolo XVI ai nostri giorni, aggiornato poi fino al 2004 attraverso una ricognizione di altre fonti storiche e recenti lavo ri storiografici, mi suggerì l'idea di approfittare dell'occasione per compilare nel contempo e con minore dispendio un saggio sul regime canonico e sulle consuetudini liturgiche dei Greco-Albanesi in quei secoli. Accanto ai problemi di sopravvivenza e di relazioni con i residenti e con le autorità civili dei luoghi dove queste popolazioni emigrarono dall'Albania per ragioni ormai note, si manifestò il caso difficile di una pacifica e costante comunione tra la loro situazione ecclesiastica e canonica e le autorità religiose locali. La vita religiosa degli Italo-Albanesi non poteva prescindere dalla loro fisionomia di comunità orientali viventi nella Chiesa d'Occidente. D'altra parte da tempi antichi sino ai nostri giorni si tutela nella Chiesa romana il rito greco e bizantino senza che mai si sia rotta la comunione con quella Chiesa.

......

Il presente saggio ripropone all'attenzione degli studiosi la legisla zione canonica pontificia rivolta ai Greci d'Italia in un contesto ecclesiastico e canonico pretridentino e postridentino. La mancata unificazione in un'unica giurisdizione, diede vita -come si è ricordato -ad un'ampia attività di ribellioni nella disciplina ecclesiastica, aggravata dal fatto che tale disciplina era affidata agli ordinari latini, non sempre edotti dell'autentica tradizione liturgica e canonica orientale; tensioni che si protrassero fino al secolo XIX....."

 

La prefazione del prof. Giuseppe Frega, Decano dell'Università della Calabria .

 

 

L'indagine storiografica sugli Albanesi d'Italia non sempre parte dalle loro origini che sono appunto quelle analizzate dal Vaccaro in questa interessante ricostruzione relativa ai secoli XIV e XVI, con ampi riferimenti anche a periodi precedenti, La realtà stessa della presenza di essi nelle più impervie regioni del nostro Mezzogiorno è rimasta in parte trascurata nelle cronache dei feudatari che pure avevano concesso loro asilo in località decentrate e isolate dal contesto che potremo chiamare "latino",

In realtà solo nel XVIII secolo sono apparse importanti opere storiografiche -come quella di Pietro Pompilio Rodotà dei Coronei, scrittore greco della Biblioteca Vaticana (Dell'origine, progresso e stato presente del rito greco in Italia".Roma 1758-1763) -che hanno illustrato aspetti fondamentali della vita degli Albanesi d'Italia, con priorità assoluta rivolta al rito, prezioso elemento d'identità culturale.

Il lavoro del Vaccaro viene ora a colmare una lacuna qual è proprio quella dei primi tempi della loro presenza nell'Italia meridionale e dei loro usi e costumi religiosi, Con un disegno provvidenziale, nel secolo XV papa Eugenio IV decretava l'unione della Chiesa di Occidente con la Chiesa orientale bizantina (Concilio di Firenze -1439), dando vita ad una nuova fase della presenza della Chiesa greca in Italia nella quale va inquadrata la storia degli Arbëreshë, E le radici bizantine della cultura e della religione di quest'ultimi sono ancora oggi pienamente visibili nelle due Eparchie di Lungro e Piana degli Albanesi. La ricca civiltà bizantina, penetrata persino nella Russia di Kiev attraverso un lungo processo di cristianizzazione iniziata nella seconda metà del secolo X,  interessò i territori epiro-albanesi e si mantenne intatta in primo luogo in campo religioso ma anche artistico nelle comunità albanesi d'Italia. Sebbene esse abbiano subito un regime canonico non sempre rispettoso della loro fede religiosa, rimasero comunque legate al magistero del Papa. La forte impronta bizantina è visibile nelle consuetudini liturgiche ancora oggi presenti nello splendore dei riti della Grande e Santa Settimana e nelle altre celebrazioni che scandiscono l'anno liturgico bizantino, nonché nelle tradizioni religiose di Albanesi di rito greco- cattolico; aspetti puntualmente approfonditi dal Vaccaro.

Per me che sono un tardo discendente di quei primi abitatori del luogo delle mie radici, tornare periodicamente a vivere la liturgia greca degli Albanesi d'Italia mi riempie di un profondo sentimento di gioia e di riconoscenza per coloro che sono riusciti a tramandarla sino ai nostri giorni.

Questo sentimento di gratitudine non può non estendersi anche a chi, come Attilio Vaccaro, è riuscito a dare consistenza scientifica alla storia che appartiene ad entrambi.

 

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