
La presentazione si è svolta lo scorso 12 ottobre, alle ore 17:30, nella sala Convegni “Palazzo Marino”. L’evento, introdotto e coordinato da Carlo Rango, ha visto la partecipazione del sindaco di Vaccarizzo, Antonio Pomillo, dell’editore Giovanni Spedicati, della presidente dell’azione cattolica della cittadina arbëreshe, Chiara Liguori, e del vicario dell’Eparchia di Lungro, Papas Pietro Lanza.
Alla presenza degli autori, e grazie anche ai loro interventi, ci si è soffermati sulla figura e l’opera di Raffaele Vincenzo Barone senza trascurare un cenno agli altri pittori che sono vissuti a Vaccarizzo e che sono ricordati nella monografia dei Perri (Eugenio Lorenzo Barone, Antonio Scura, Alberto Marchianò, Giuseppe Antonio Marchianò e Raffaele Barone).
Il libro, impreziosito dalla prefazione di Giorgio Leone, nella prospettiva di ri‐scoprire personaggi, fatti ed eventi che si sono succeduti nel corso della storia locale e che, spesso sono stati dimenticati, il libro – si diceva – lontano dal cadere nel municipalismo e nel localismo, è frutto di uno scavo su documenti d’archivio (ivi riprodotti) e di una ricerca, entrambi scientificamente condotti, che hanno consentito la stesura di una biografia dei pittori e la redazione di un catalogo delle loro opere finora reperite. Emerge, sia per la dovizia delle notizie finora disponibili sia per la qualità delle sue opere, la figura di Raffaele Vincenzo Barone «considerato ‐ scrive Cecilia Perri ‐ un rinomato pittore e disegnatore, la cui arte è principalmente orientata verso la pittura di paesaggio e la ritrattistica», un artista che, giovanissimo, emigrò nell’America Latina dove svolse un’intensa attività tanto da essere ricordato come un “Pioniere dell’arte” nella città argentina di Rosario, dove tuttora riposa.
Lavoro complesso, quindi, è quello che traspare da questo libro, lavoro che, per dirla con Dante Maffia, è «estremamente necessario per ricostruire le identità dei luoghi e della gente che ha abitato e abita i luoghi periferici, anche per evitare di infossarsi nel luogo comune che i paesi del Sud hanno vissuto soltanto e sempre dentro il recinto asfittico del lavoro dei contadini senza nessuna apertura verso il bello».
Carlo Rango
Presidente
Associazione culturale privata IRFEA