014_mdd_du_perpetuel_secourL’inno Akathistos è uno tra i più famosi inni che la Chiesa Orientale dedica alla Theotokos (Genitrice di Dio). Quest'inno liturgico del secolo V, che fu e resta il modello di molte composizioni innografiche e litaniche, antiche e recenti, viene recitato nelle Chiese Italo-Albanesi nei Venerdì di Quaresima, con solennità il 5°.

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Nome. 'Akathistos' si chiama per antonomasia quest'inno liturgico della Chiesa bizantina del secolo V, che fu e resta il modello di molte composizioni innografiche e litaniche, antiche e recenti. "Akathistos" non è il titolo originario, ma una rubrica:"a-kathistos" in greco significa "non-seduti", perché la Chiesa ingiunge di cantarlo o recitarlo "stando in piedi", come si ascolta il Vangelo, in segno di riverente ossequio alla Madre di Dio.

Struttura. La struttura metrica e sillabica dell'Akathistos si ispira alla celeste Gerusalemme descritta dal cap. 21 dell'Apocalisse, da cui desume immagini e numeri: Maria è cantata come identificazione della Chiesa, quale "Sposa" senza sposo terreno, Sposa vergine dell'Agnello, in tutto il suo splendore e la sua perfezione.



L'inno consta di 24 stanze (in greco: oikoi), quante sono le lettere dell'alfabeto greco con le quali progressivamente ogni stanza comincia. Ma fu sapientemente progettato in due parti distinte, su due piani congiunti e sovrapposti - quello della storia e quello della fede -, e con due prospettive intrecciate e complementari - una cristologica, l'altra ecclesiale -, nelle quali è calato e s'illumina il mistero della Madre di Dio. Le due parti dell'inno a loro volta sono impercettibilmente suddivise ciascuna in due sezioni di 6 stanze: tale suddivisione è presente in modo manifesto nell'attuale celebrazione liturgica. L'inno tuttavia procede in maniera binaria, in modo che ogni stanza dispari trova il suo complemento - metrico e concettuale - in quella pari che segue. Le stanze dispari si ampliano con 12 salutazioni mariane, raccolte attorno a un loro fulcro narrativo o dommatico, e terminano con l'efimnio o ritornello di chiusa: "Gioisci, sposa senza nozze!". Le stanze pari invece, dopo l'enunciazione del tema quasi sempre a sfondo cristologico, terminano con l'acclamazione a Cristo: "Alleluia!". Così l'inno si presenta cristologico insieme e mariano, subordinando la Madre al Figlio, la missione materna di Maria all'opera universale di salvezza dell'unico Salvatore.
Akathistos
La prima parte dell'Akathistos (stanze 1-12) segue il ciclo del Natale, ispirato ai Vangeli dell'Infanzia (Lc 1-2; Mt 1-2).

Essa propone e canta il mistero dell'incarnazione (stanze 1-4), l'effusione della grazia su Elisabetta e Giovanni (stanza 5),la rivelazione a Giuseppe (stanza 6), l'adorazione dei pastori(stanza 7), l'arrivo e l'adorazione dei magi (stanze 8-10), la fuga in Egitto (stanza 11), l'incontro con Simeone (stanza 12): eventi che superano il dato storico e diventano lettura simbolica della grazia che si effonde, della creatura che l'accoglie, dei pastori che annunciano il Vangelo, dei lontani che giungono alla fede, del popolo di Dio che uscendo dal fonte battesimale percorre il suo luminoso cammino verso la Terra promessa e giunge alla conoscenza profonda del Cristo.

La seconda parte (stanze 13-24) propone e canta ciò che la Chiesa al tempo di Efeso e di Calcedonia professava di Maria, nel mistero del Figlio Salvatore e della Chiesa dei salvati.

Maria è la Nuova Eva, vergine di corpo e di spirito, che col Frutto del suo grembo riconduce i mortali al paradiso perduto (stanza 13); è la Madre di Dio, che diventando sede e trono dell'Infinito, apre le porte del cielo e vi introduce gli uomini (stanza 15); è la Vergine partoriente, che richiama la mente umana a chinarsi davanti al mistero di un parto divino e ad illuminarsi di fede (stanza 17); è la Sempre-vergine, inizio della verginità della Chiesa consacrata a Cristo, sua perenne custode e amorosa tutela (stanza 19); è la Madre dei Sacramenti pasquali, che purificano e divinizzano l'uomo e lo nutrono del Cibo celeste (stanza 21); è l'Arca Santa e il Tempio vivente di Dio, che precede e protegge il peregrinare della Chiesa e dei fedeli verso l'ultima Pasqua (stanza 23); è l'Avvocata di misericordia nell'ultimo giorno (stanza 24).

Valore teologico. L'Akathistos è una composizione davvero ispirata. Conserva un valore immenso:

- a motivo del suo respiro storico-salvifico, che abbraccia tutto il progetto di Dio coinvolgendo la creazione e le creature, dalle origini all'ultimo termine, in vista della loro pienezza in Cristo;

- a motivo delle fonti, le più pure: la Parola di Dio dell'Antico e del Nuovo Testamento, sempre presente in modo esplicito o implicito; la dottrina definita dai Concili di Nicea (325), di Efeso (431) e di Calcedonia (451), dai quali direttamente dipende; le esposizioni dottrinali dei più grandi Padri orientali del IV e del V secolo, dai quali desume concetti e lapidarie asserzioni;

- a motivo di una sapiente metodologia mistagogica, con la quale - assumendo le immagini più eloquenti dalla creazione e dalle Scritture - eleva passo passo la mente e la porta alle soglie del mistero contemplato e celebrato: quel mistero del Verbo incarnato e salvatore che - come afferma il Vaticano II - fa di Maria il luogo d'incontro e di riverbero dei massimi dati della fede (cf Lumen Gentium, 65).

Autore. Quasi tutta la tradizione manoscritta trasmette anonimo l'inno Akathistos. La versione latina redatta dal Vescovo Cristoforo di Venezia intorno all'anno 800, che tanto influsso esercitò sulla pietà del medioevo occidentale, porta il nome di Germano di Costantinopoli ( 733). Oggi però la critica scientifica propende ad attribuirne la composizione ad uno dei Padri di Calcedonia: in tal modo, questo testo venerando sarebbe il frutto maturo della tradizione più antica della Chiesa ancora indivisa delle origini, degno di essere assunto e cantato da tutte le Chiese e comunità ecclesiali, anche in questo grande Anno Giubilare.

Quasi tutta la tradizione manoscritta trasmette anonimo l'inno Akathistos. La versione latina redatta dal Vescovo Cristoforo di Venezia intorno all'anno 800, che tanto influsso esercitò sulla pietà del medioevo occidentale, porta il nome di Germano di Costantinopoli ( 733). Oggi però la critica scientifica propende ad attribuirne la composizione ad uno dei Padri di Calcedonia: in tal modo, questo testo venerando sarebbe il frutto maturo della tradizione più antica della Chiesa ancora indivisa delle origini, degno di essere assunto e cantato da tutte le Chiese e comunità ecclesiali.
{mospagebreak title=Il testo dell"Inno}
In piedi
 

To prostachtèn mistikòs lavòn

en gnòsi en ti skinì tu

Iosìf spudhì epèsti o Asòmatos

lègon ti Apirogàmo: O

klìnas ti katavàsi tus uranùs

chorìte analliòtos òlos en sì;

òn ke vlèpon en mìtra su

lavònda dhùlu morfìn, exìstame

kravgàzon si: Chère,

Nìmfi anìmfefte.

Si mori vesh porosinë e perëndishme,

Ëngjëlli zbriti në

banesën e Josefit, dhe ia

pruri Marisë mënjëherë

lajmën. E epi me bashkëzbritjen

qiellin mbi dhe, kur

hyri i pandryshuar në gjirin

tënd, dhe atë kur e shoh me

sy, të mishëruar si rob, çuditem

dhe të thërres me zë:

Gëzohu, nuse e panusësuar.

 

Quando l’Angelo seppe la

missione arcana si recò subito

alla casa di Giuseppe e

alla Vergine disse: “In te si

racchiude Colui che, discendendo,

fa abbassare i cieli

e resta immutato. Io vedendolo

prendere forma di servo

nel tuo seno, estatico,

esclamo a Te: Salve, o Sposa

inviolata!”.

Stanza e parë.

Ëngjëlli kryetar u dërgua prej qiellit, që t’i

thotë Virgjëreshës: “Gëzohu!”. Dhe kur të

pa që u mishërove bashkë me zërin ëngjëllor,

çuditej dhe qëndronte, tue i thirrur

kështu:

Gëzohu ti, me anën e së cilës do të shkëlqenjë

gazi; gëzohu ti, me anën e së cilës

do të humbasë mallkimi.

Gëzohu, o ndjellje e Adamit të rënë; gëzohu,

o çpërblim i loteve të Evës.

Gëzohu, o lartësirë, ku mendjet njerëzore

nuk arrijnë dot; gëzohu, o thellësirë, ku

sytë e Ëngjëjve nuk shikojnë dot.

Gëzohu, se je froni i Mbretit; gëzohu, se

e mban atë, që i mban të gjitha.

Gëzohu, o yll, që siell diellin; gëzohu, o

Nënë, që mishëron Perëndinë.

Gëzohu ti, me anën e së cilës përsëritet

natyra; gëzohu ti, me anën e së cilës foshnjërohet

Krijetari.

Gëzohu, nuse e panusëruar.

Tue parë veten të kulluar e Shenjta, i thotë

me guxim Gabrielit: Lajma jote e çudiçime

më duket e pabesuarshme për shpirtin. Se

qysh po flet për një foshnjëlindje të pafarëshme,

tue thirrur: Alliluia.

 

Tue kërkuar të mësonjë dijë të paditur,

Virgjëresha i thërriti meshëtarit: “Si është e

mundur që të lindë një bir prej një gjiri virgjëror?

Thuajmë.”. Dhe ai i tha me frikë tue

thirrur kështu:

Gëzohu, o nisjatore e një këshille të

fshehtë; gëzohu, o besë e atyre, që falen

në heshtje.

Gëzohu, o parëthënje e çudivet të Krishtit;

gëzohu, o nisje e doktrinavet të tij.

Gëzohu, o shkallë qiellore, me të cilën

zbriti Perëndia; gëzohu, o urë, që shpie prej

dheut në qiell.

Gëzohu ti, që kapërcen dijën e të urtëvet;

gëzohu ti, që ndriçon mëndjen e besnikëvet.

Gëzohu, o çudi e shumëfamëshme e Ëngjëjvet;

gëzohu, o plagë e shumëvajtuarshme

e demonëve.

Gëzohu, ti që linde dritën pa tregim; gëzohu

ti, që nuk dhe ndonjëshpjegim

Gëzohu, nuse e panusëruar.

Fuqia e të Lartit e hiesoj ahere të pamartuarën,

për foshnjëlindje, dhe e çfaqi gjirin

e saj të mirëpemëshmë, si një arë gazmore

për të gjithë ata, që duan të korin shpëtimin,

tue kënduar kështu:

Alliluia.

Tue patur gjirin hyjpritës, Virgjëresha rendi

tek Elisabeta; dhe foshnja e asaj gëzohej,

tue e marrë vesh përshëndoshjen; dhe me

këcejtje, si me këndime, i thërriste Virgjëreshës:

Gëzohu, o hardhi me fletë të pashkuara;

gëzohu, o arë me pemë të thjeshta.

Gëzohu, ti, që lulëzove bujkun njeridashës;

gëzohu ti, që mbive mbjellësin e

jetës.

Gëzohu, o arë që solle plotësi mëshirash;

gëzohu, o tryezë, që mban lirësinë e ndjesavet.

Gëzohu, se lulëzon luadhin e dëfrimit; gëzohu,

se gatit limanin e shpirtravet.

Gëzohu, o temjan i mirëpritur i nërmjetimit;

gëzohu, o ndjesë e tërë botës.

Gëzohu, o mirëdashje e Perëndisë për

njerëzit; gëzohu, o guxim i njerëzvet përpara

Perëndisë.

Gëzohu, o nuse e panusëruar.

Tue patur përmbrënda një shqote prej

mejtimesh të dyshimta, Josefi i urtë u trubullua,

tue parë ty të pamartuarën, dhe tue

të kujtuar martesëvjedhëse, po kur e mësoi

mishërimin prej Shpirtit të Shenjtë, tha:

Alliluia.

Parte prima

L’Angelo, che tiene il primato, fu mandato

dal Cielo a recare il saluto alla Madre di

Dio; e al vederti, o Signore, in una al suo

saluto prendere corpo umano, rimase attonito,

ed estatico a Lei diceva:

Salve, Tu per cui risplenderà la gioia; salve,

Tu per cui cesserà la maledizione.

Salve, o riabilitazione del caduto Adamo;

salve, o riscatto delle lacrime di Eva.

Salve, o altezza inaccessibile ad umane

intelligenze; salve, o profondità inscrutabile

anche agli occhi degli Angeli.

Salve, perché sei il seggio del Re; salve,

perché porti Colui che tutto sostiene.

Salve, o astro che ci manifesti il Sole; salve,

o grembo d’incarnazione divina.

Salve, Tu per cui si rinnova il creato; salve,

Tu per cui diviene pargolo il Creatore.

Salve, o Sposa inviolata!

La Santa Vergine, sapendosi legata alla

purezza, animosa risponde a Gabriele: Lo

strano tuo parlare è per me inammissibile.

Come mai parli tu di concepimento in seno

virgineo? esclamando: Alleluia.

 

Cercando la Vergine di conoscere la misteriosa

novella, rivolta al messaggero soggiunse:

Dimmi, da claustro verginale com’è

possibile che venga in luce un pargoletto?

- Ed egli riverente soggiunse a Lei

esclamando:

Salve, o iniziata all’ineffabile consiglio;

salve, o depositaria dei misteri che impongono

silenzio.

Salve, o preludio dei prodigi di Cristo, salve,

o compendio dei dogmi che Lo riguardano.

Salve, o scala sovraceleste per cui discese

Iddio; salve, o ponte che tragitti i mortali

dalla terra al cielo.

Salve, o degli angeli celebrato stupore;

salve, o dei demoni terribile sconfitta.

Salve, ché generasti misteriosamente la

Luce; salve, ché a niuno rivelasti il modo.

Salve, ché trascendi la cognizione dei sapienti;

salve, ché illustri dei fedeli le menti.

Salve, o Sposa inviolata!

La virtù dell’Altissimo adombrò allora la

Vergine pura, affinché concepisse; e dimostrò

il fertile seno di Lei qual soave campo

a tutti coloro che vogliano mietervi salvezza,

salmeggiando: Alleluia!

Portando Iddio nel grembo, corse la Vergine

ad Elisabetta, e il pargoletto di costei

riconobbe subito quel saluto, ed esultò; e

con salti, quasi cantici, verso la divina Madre

esclamava:

Salve, o ramoscello dell’immarcescibile

pianta; salve, o possesso dell’incorruttibile

frutto.

Salve, ché allevi il Coltivatore filantropo;

salve, ché hai dato la vita al Creatore della

nostra vita.

Salve, o suolo germogliante dovizia di misericordie;

salve, o mensa che presenti

copia di propiziazioni.

Salve, ché fai rifiorire il paradiso delle delizie;

salve, ché appresti alle anime il porto.

Salve, Tu gradito incenso d’intercessione;

salve, Tu che riconcili il mondo intero.

Salve, o benevolenza di Dio per i mortali;

salve, o fiducia dei mortali verso Dio.

Salve, o Sposa inviolata!

Una tempesta di opposti pensieri sentì in

sé il savio Giuseppe. Si turbò: ti sapeva

Vergine, ed or ti sospetta legata in segreto

coniugio, o Immacolata. Ma, come apprese

il tuo concepimento per opera di Spirito

Santo, disse: Alleluia!

 

Ode I.

Anìxo to stòma mu * ke

plirothìsete pnèvmatos, * ke

lògon erèfxome * ti vasilìdhi

Mitrì; * ke ofthìsome * fedhròs

panighirìzon, * ke àso

ghithòmenos * tàftis ta thàvmata.

Iperaghìa Theotòke, sòson

imàs.

Christù vìvlon èmpsichon

* esfraghismènin se Pnèvmati,

* o mègas Archànghelos,

* Aghnì, theòmenos *

epefòni si: * Chère, charàs

dhochìon, * dhi’ìs tis Promìtoros

* arà lithìsete.

Dhòxa Patrì ke Iiò ke

Aghìo Pnèvmati; ke nin ke

aì, ke is tus eònas ton eònon.

Amìn.

Adhàm epanòrthosis, *

chère, Parthène Theònimfe,

* tu Adhu i nèkrosis; * chère,

panàmome, * to palàtion *

tu mònu Vasilèos; * chère,

thròne pìrine * tu Pandokràtoros.

 

 

 

 

 

Ode III.

Tus sus imnològus, Theotòke,

* i zòsa ke àfthoros

pighì, * thìason singrotìsan-

das * pnevmatikòn sterèoson;

* ke en ti thìa dhòxi su

* stefànon dhòxis axìoson.

Iperaghìa Theotòke, sòson

imàs.

Stàchin i vlastìsasa ton

thìon, * os chòra anìrotos

safòs, * chère, èmpsiche

tràpeza, * àrton zoìs chorìsasa;

* chère, tu zòndos

ìdhatos * pighì akènotos,

Dhèspina.

Dhòxa Patrì ke Iiò ke

Aghìo Pnèvmati; ke nin ke

aì, ke is tus eònas ton eònon.

Amìn.

Dhàmalis ton mòschon i

tekùsa * ton àmomon,

chère, tis pistìs; * chère

amnàs kiìsasa * Theù amnòn

ton èronda * kòsmu

pandòs ta ptèsmata; * chère

thermòn ilastìrion.

Kënga I.

Ja gojën e hap nani, i

frymëzuar prej Shpirtit

Shënjt, dhe këngë do t’i këndonj,

Mëmës së madhe mbi

thron, dhe do t’a kremtonj

me valle, buzëqeshur, me

zë do t’i shpall kudo gjithë

çuditë e saja.

Gjithshënjtja Mëm’e Perëndisë,

shpëtona Ti.

Si libër të Zotit Krisht, të

hirësuar preej Shpirtit

Shënjt, të pa Kryeëngjëlli,

Mari Hyjlindëse, dhe të tha

kështu: Lumë ti që sjell gëzimin;

mallkimi stërgjyshëror

prej teje nani u

çduk.

Lavdi Atit e Birit edhe

Shpirtit të Shënjtë; nani e

përherë, e në jetët e jetëvet.

Amin.

Adamin e ngrëjte lart, o

Virgjëreshë Hyjlindëse, dhe

Pisën e shtrin për dhe, o

Zonj’ e Shënjtë Mari; lum’ ti,

o pallat i Zotit edhe mbretit,

lum’ ti, o i larti thron i perandorit

Krisht.

 

Kënga III.

O Zonjë dhe Mëm’ e Perëndisë,

burim i pasosur

jetësor, ti shiguroji gjith’ ata,

 

që të këndojnë plot me zell,

dhe lart në qiell, ku

mbretëron, kurorëzoji me

çdo lavdi.

Gjithshënjtja Mëm’e Perëndisë,

shpëtona Ti.

Kallinë qiellor ti na ke mbirë,

si arë pa bujk dhe pa

lërim; lum’ ti, altar i shpirtëshëm,

ku buk’ e jetës u vu;

lum’ ti, burim i ujëvet, që

japin jetë, Hyjlindëse.

Lavdi Atit e Birit edhe

Shpirtit të Shënjtë; nani e

përherë, e në jetët e jetëvet.

Amin.

Mishqerrë që demin na ke

lindur, qiellor për besnikët

pa cënim, lum’ ti, o del’ e

hyjëshme, se qengjin Perëndi

na dhe, mëkatin

botëror që ngre; gëzohu,

Zonjë nërmjetëse.

Ode I.

La bocca io aprirò, riempita

dallo Spirito, un cantico

scioglierò alla Regina

Madre, e mi mostrerò festoso

ed esultante, con giubilo

canterò le sue meraviglie.

Madre di Dio tutta santa,

salvaci tu.

Di Cristo libro vivo sigillato

dallo Spirito, vedendoti

l’Arcangelo, a te gridava

così: Salve, o pura di gioia

portatrice, per te verrà tolta

d’Eva la colpa.

Gloria al Padre e al Figlio

e allo Spirito Santo, ora e

sempre, e nei secoli dei secoli.

Amin.

Adamo hai tratto su, Vergine

Sposa divina, dell’Ade

il terrore, o tutta pura, sei tu.

Salve reggia dell’unico Sovrano;

salve, trono fulgido

dell’Onnipotente.

 

 

 

Ode III.

O Madre di Dio, fonte viva

ed inesauribile sei tu; deh,

accogli i tuoi devoti, che a

 

te si volgon lieti, e rendili

partecipi di tua corona di

gloria.

Madre di Dio tutta santa,

salvaci tu.

La spiga divina hai generato,

qual campo incolto e

senza agricoltor; salve, altare

spiritual, dov’è il pan di

vita; salve, Signora, fonte di

viva acqua inesauribile.

Gloria al Padre e al Figlio

e allo Spirito Santo, ora e

sempre, e nei secoli dei secoli.

Amin.

Il puro vitello hai generato,

o mistica Madre, a ogni

fedel; salve, ché hai concepito

l’Agnel di Dio, che toglie

del mondo inter le colpe,

propiziatorio fervido.

 
 
 Kondakion

Ti ipermàcho stratigò ta

nikitìria, os litrothìsa, ton

dhinòn efcharistìria, anagràfo

si i pòlis su, Theotòke.

All’òs èchusa to kràtos aprosmàchiton,

ek pandìon me

kindhìnon elefthèroson, ìna

kràzo si: Chère, Nìmfi

anìmfefte.

Shkurtorja.

Përlufteshës gjenerale

këngët mundëse, si përhirim

që e shpëtove prej tmerreve,

populli yt po të përshkruan,

o Virgjëreshë; po

sikundër ke fuqi të paluftuarshme

prej çfaredo rreziku

shpëtomë, se po të thërres:

Gëzohu, nuse e panusëruar.

 
 Kondakion

Madre di Dio, mia difesa,

a Te innalzo l’inno di riconoscenza

e di vittoria io, tua

città, salvata da sciagure

orribili. Tu però che hai potenza

invincibile, deh, mi

salva da ogni sorta di pericoli,

sicché esclami a Te:

Salve, o Sposa inviolata.


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Ulteriori informazioni su http://www.akathistos.net
Riferimenti:
www.vatican.va
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Domenica, Novembre 13, 2005 Luigi Boccia Grammatica 25321
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Martedì, Marzo 07, 2006 Pietro Di Marco Aspetti generali 11380
E ardhmja e natës agimi. Ti e prite. E ardhmja e agimit dita e plotë. Ti e rrove. E ardhmja e ditës mbrëmja. Ti u krodhe në të. E ardhmja e mbrëmjes...