La seconda domenica di Quaresima si fa memoria di san Gregorio Palamàs. La condanna dei nemici del santo e la difesa dei suoi insegnamenti da parte della Chiesa, nel XVI secolo, furono acclamate come un secondo trionfo dell’Ortodossia e per questo motivo la sua celebrazione annuale fu prescritta per la seconda domenica di Quaresima.
Il tema scritturistico è lo sforzo del fedele che va verso il Regno. Ci viene ricordato nella epistola (Ebrei 1, 10 - 2, 3): “...per questo bisogna che ci applichiamo con maggiore impegno alle cose udite, per non essere sospinti fuori rotta... come potremo noi sottrarci al castigo se trascuriamo una salvezza così grande?”. Nella lettura dell’Evangelo (Marco 1, 1-12), l’immagine di questo sforzo e di questo desiderio ci è data dal paralitico, portato a Cristo attraverso il tetto: “Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: Figlio, ti sono rimessi i tuoi peccati”.
da A. Schmemann, Great Lent, St. Vladimir’s Seminary Press 1974
Difensore dell’Ortodossia
Gregorio Palamas emerse come il più grande teologo bizantino del XIV secolo e come uno tra i più importanti di tutti i secoli. Visse in un periodo decisivo e ne contribuì significativamente prendendo una distinta posizione nell’ambito della spiritualità ortodossa. La sua principale attività spirituale è stata quella di difendere i monaci esicasti del Monte Athos dall’accusa del monaco italiano Barlaam. Gli esicasti non presentavano delle novità: rinnovavano nella loro epoca l’antica tradizione della Chiesa sulla quiete spirituale (l’esichìa). La divinaesichìa era unita con la preghiera ininterrotta, coè con la preghiera monologica "Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me". A questa preghiera i monaci non assegnavano alcuna forza magica ma, praticandola, evitavano di disperdere la mente nelle realtà del mondo comunicando senza alcuna distrazione, non con la Sostanza di Dio, ma con le sue increate Energie. Tutto ciò ha contribuito a fare in modo che il monaco occidentale Barlaam condannasse gli esicasti come eretici.
Elementi del suo insegnamento
San Gregorio Palamas ricapitola l’intera tradizione patristica. Distingue l’irraggiungibile Sostanza divina dalle sue raggiungibili Energie, Azioni ed Effetti. Questa distinzione non è nuova: è stata insegnata precedentemente da San Basilio il Grande, dal vescovo Crisostomo, da San Massimo il Confessore e da molti altri grandi Padri della Chiesa. Contrariamente al Dio dei filosofi scolastici, inaccessibile, inaccostabile e punitore degli uomini, San Gregorio Palamas insegna il Dio dei Santi, pieno d’amore per l’uomo che comunica tramite le sue increate Energie. A tal proposito San Gregorio scrive: "Se non esiste questa distinzione tra l’impartecipabile Sostanza divina e le partecipabili sante increate Energie, s’interromperebbe ogni contatto e comunicazione con Lui". Ovviamente nella vita presente questa capacità di conoscere di Dio, tramite le divine increate Energie, è molto limitata, se paragonata alla conoscenza che avremo nell’altra vita. "Questa limitata conoscenza – scriveva San Gregorio – è identica con il proprio personale impegno e con il grado di perfezione d'ognuno". La strada della Theognosia o della visione di Dio era vista dal nostro Santo come un continuo esercizio ed impegno di purificazione dall’ inquinamento del peccato.
Απολυτικιο
Ορθοδοξίας ο φωστήρ, Εκκλησίας το στήριγμα και διδάσκαλε, των μοναστών η καλλονή, των θεολόγων υπέρμαχος απροσμάχητος, Γρηγόριε θαυματουργέ, Θεσσαλονίκης το καύχημα, κήρυξ της χάριτος, ικέτευεAstro dell'ortodossia, sostegno e maestro della Chiesa, bellezza dei monaci, imbattibile difensore dei teologi, o Gregorio taumaturgo, vanto di Tessalonica, araldo di grazia, prega sempre per la salvezza delle anime nostre
Siamo giunti alla seconda domenica di Quaresima e ci viene proclamato il brano del Vangelo che narra la guarigione di un uomo disteso su di una barella, portato da quattro amici a Gesù. Ci sono dei particolari che colpiscono in questo brano: non viene espressa nessuna parola per chiedere la guarigione, il malato non fa nessun atto di fede ma Gesù nota la fede dei suoi quattro amici, Gesù perdona i peccati al paralitico. Questo ci fa capire che spesso i gesti e le azioni sono più significative delle parole. La fede si manifesta forse più con le azioni che con le parole. Quale malato non desidera essere guarito? Quale amico, se è veramente tale, non fa l’impossibile per aiutare l’amico nelle sue necessità? I quattro amici non si fermano di fronte alla folla che impedisce di avvicinare il malato a Gesù, hanno la brillante ed originale idea di scoperchiare il luogo dove si trovava Gesù e calare dall’alto la barella col paralitico. Avranno certamente pensato che di fronte a quest’azione Gesù non avrebbe negato la guarigione sperata. E Gesù non la nega perché vede la loro fede. Gesù riassume tutto quello che vede fare dai quattro accompagnatori in un’espressione che rivela la loro azione, la loro fatica, i loro pensieri, i loro sentimenti, la loro consapevolezza o inconsapevolezza: la fede! Gesù grazie alla loro fede dà al paralitico una guarigione totale sia spirituale che fisica, annunciando così che Dio è salvezza, che Dio è il Padre buono e miseri-
cordioso che ama i suoi figli e offre loro il suo perdono. Questo brano del vangelo porta con sé un forte significato ecclesiale, specialmente se viene letto durante la Quaresima. I quattro amici rappresentano tutta la Chiesa che si fa carico del dolore e dei peccati di uno dei suoi membri per chiedere a Gesù la piena riabilitazione, la sua risurrezione. Ci viene così insegnato che per andare verso Gesù si deve camminare insieme ad altre persone e se qualcuno non riesce a camminare dobbiamo farci carico della sua debolezza. Altre volte saranno gli altri a farsi carico della nostra debolezza e ci avvicineranno a Gesù. La Quaresima è un cammino che la Chiesa intera fa ed ogni fedele è rappresentato sia dai quattro accompagnatori che dal paralitico. Dobbiamo sentirci quindi responsabili delle situazioni dolorose che ci circondano ed interrogarci su quanto facciamo noi, sia con la preghiera che con le opere, perché gli altri possano avvicinarsi a Cristo. Questo brano del vangelo è anche a fondamento della possibilità di battezzare i bambini sulla fede dei loro genitori. [Fonte:collegiogreco.blogspot.it]
E Djela (Eparchia di Lungro)
Siamo giunti alla seconda domenica di Quaresima e ci viene proclamato il brano del Vangelo che narra la guarigione di un uomo disteso su di una barella, portato da quattro amici a Gesù. Ci sono dei particolari che colpiscono in questo brano: non viene espressa nessuna parola per chiedere la guarigione, il malato non fa nessun atto di fede ma Gesù nota la fede dei suoi quattro amici, Gesù perdona i peccati al paralitico. Questo ci fa capire che spesso i gesti e le azioni sono più significative delle parole. La fede si manifesta forse più con le azioni che con le parole. Quale malato non desidera essere guarito? Quale amico, se è veramente tale, non fa l’impossibile per aiutare l’amico nelle sue necessità? I quattro amici non si fermano di fronte alla folla che impedisce di avvicinare il malato a Gesù, hanno la brillante ed originale idea di scoperchiare il luogo dove si trovava Gesù e calare dall’alto la barella col paralitico. Avranno certamente pensato che di fronte a quest’azione Gesù non avrebbe negato la guarigione sperata. E Gesù non la nega perché vede la loro fede. Gesù riassume tutto quello che vede fare dai quattro accompagnatori in un’espressione che rivela la loro azione, la loro fatica, i loro pensieri, i loro sentimenti, la loro consapevolezza o inconsapevolezza: la fede! Gesù grazie alla loro fede dà al paralitico una guarigione totale sia spirituale che fisica, annunciando così che Dio è salvezza, che Dio è il Padre buono e misericordioso che ama i suoi figli e offre loro il suo perdono. Questo brano del vangelo porta con sé un forte significato ecclesiale, specialmente se viene letto durante la Quaresima. I quattro amici rappresentano tutta la Chiesa che si fa carico del dolore e dei peccati di uno dei suoi membri per chiedere a Gesù la piena riabilitazione, la sua risurrezione. Ci viene così insegnato che per andare verso Gesù si deve camminare insieme ad altre persone e se qualcuno non riesce a camminare dobbiamo farci carico della sua debolezza. Altre volte saranno gli altri a farsi carico della nostra debolezza e ci avvicineranno a Gesù. La Quaresima è un cammino che la Chiesa intera fa ed ogni fedele è rappresentato sia dai quattro accompagnatori che dal paralitico. Dobbiamo sentirci quindi responsabili delle situazioni dolorose che ci circondano ed interrogarci su quanto facciamo noi, sia con la preghiera che con le opere, perché gli altri possano avvicinarsi a Cristo. Questo brano del vangelo è anche a fondamento della possibilità di battezzare i bambini sulla fede dei loro genitori.
Questa Domenica sentiamo il passo del Vangelo (Mc II, 1-12) per la guarigione del paralitico (1) e viene festeggiato il grande lottatore dell' Ortodossìa, santo Gregòrio Palamàs (1296-1359). Dopo aver vissuto vent' anni (20) sul Monte Athos, Gregòrios Palamàs diventò arcivescovo di Thessalonìki (Salonicco)
ed era noto per il suo insegnamento sulla Luce Increata, la grazia ineffabile che illumina colui che è spiritualmente trasformato attraverso l' incessante pratica della “Preghiera del cuore”. Il fascino della sua personalità influenzò il patriarca di Costantinòpoli, Filòteo e lo stesso imperatore Giovanni Kantacuzenò.
Gregòrio Palamàs con Nikòla Kabasìlas e Massimo il Confessore, dominò la teologìa(2) del XIVsecolo, sostenuto dai concili di Costantinòpoli (1341-1347-1351).
Essa fu infine accettata ,tramite l'influenza dei discepoli di Gregorio Sinaita, in tutti i paesi est-europei, non esclusa la Serbia, il cui potente monarca, Stefano Dusan, incontrò Palamàs sul Monte Athos nel 1347. Nonostante la sua popolarità, fu canonizzato (3) solo nove anni dalla morte, nel 1368. Di lui abbiamo un' unica icona(4), dipinta pochi anni dopo la sua morte, dovrebbe essere un fedele ritratto. Gregòrio Palamàs, appare in paramenti vescovili, regge con una mano il
Vangelo e con l' altra benedice “alla greca”, formando con le dita il monogramma di Cristo: “IC XC”. La dottrina da lui fondata, l' esicasmo (5), influenzò anche la
teologia estetica dell' icona, fondata sulla luce increata (6) che gli apòstoli videro nella Trasfigurazione. Secondo la dottrina esicasta infatti Dio – che nella sua
essenza è indescrivibile,inaccessibile e inconoscibile – si fa conoscere attraverso le sue energie. L' esicasmo fiorì sul' Monte Athos e in Russia, dove nei Racconti di un pellegrino, l' anonimo protagonista recita giorno e notte la preghiera del nome di Gesù, finchè la sua anima la ripeta nel sonno: “Signore Gesù Crìsto, figlio di Davide, abbi pietà di me peccatore!”. Commento: a Gregorios Palamàs si deve la rinascita nel XIV secolo dell' esicasmo, cioè una via ascetica (7)
fondata sul silenzio, la tranquillità interiore, la partecipazione all' energia increata della luce divina. Sulla teologìa mistica San Dionygi Areopagita (8) scrisse:
''Nel silenzio si apprendono i segreti di questa tenebra che brilla della più splendida luce nel seno della più nera oscurità''.
1.
Παραλυτικός (greco)=paralìtico (italiano)= cessazione oppure palese diminuizione della funzione motoria dei muscoli
dovuta in alterazione anatomica del sistema nervoso.
2.
Θεός+λέγω,Θεολόγος,Θεολογία (greco)=Teòlogo,Teologìa (italiano)= La scienza delle religioni e in particolare della
religione Cristiana.
3.
Κανονίζω(greco)=canonizzare(italiano)=regolare qualcosa concorde con un stabilito canone o modello.Sistemo,
Definisco.
4.
L'icona sopracitata del XIV-XV secolo, si trova al
Museo delle Arti Figuative di Mosca
..
5.
Ησυχασμός(greco)=esicasmo(italiano)=tendenza monastica. Movimento mistico, del quale i seguaci hanno come
obiettivo l' assoluto e passivo abbandono della loro anima a Dio,tramite la preghiera interiore e la concentrazione
spirituale e mentale.
6.
Α-δημιούργητος(greco)=Increàto(italiano)=non creato,non nato.
7.
Ασκητής-τρια(greco)=eremita,monaco-a, che vive con stenti lontano del mondo.
8.
Αρειος
Πάγος,Αρεοπαγίτης(greco)=Areopagìta (italiano)=Il supremo tribunale della Grecia antica e
moderna.
Διονύσιος Αρεοπαγίτης
(1 αιω.μ.Χ.,greco)=
Dionygi Areopagita
(1 sec. d.C.,italiano)=
Santo e Patrono
di Atene.
A cura del lettore della Chiesa Ortodossa Russa: dr Theòfilos G. Bàzas
Firenze,15 Marzo 2009.