Figlio di Abramo e anna
del Prete, famiglia benestante, fu educato nel collegio Italo-Greco
Sant’Adriano di San Demetrio Corone. Compiuti gli studi liceali,
si trasferì a Napoli dove si laureò in medicina e chirurgia.
. Nella
“fucina del diavolo”, come il Sant’Adriano fu ribattezzato
dai Borboni, si avvicinò, assieme agli altri studenti, alle idee
più avanzate e progressiste. Per una vocazione naturale e per
la formazione culturale ricevuta, fu tra i più ardenti patrioti
e si distinse, per ruolo e coraggio nella memorabile rivoluzione del
1848.Il 3 Aprile del ’48 fondò ad Acquaformosa la Giovine
Italia ed ebbe corrispondenza e relazioni con i più noti agitatori
della provincia di Cosenza, quando non si aveva altra prospettiva che
quella del patibolo. Dopo il massacro fratricida del 15 Maggio ’48
a Napoli, come risulta dalla relazione pubblicata sul giornale “Il
Tempo” del 15.8.48, n. 129, Annunziato Capparelli partecipò
da volontario all’insurrezione Calabra, agli ordini del comitato
Casentino, insieme ad altri 16 cittadini di Aquaformosa anch’
essi volontari: Francescantonio Giovanni, Nicola e Sebastiano Caparelli,
Gennaro, Nicola Cortese, Michelangelo e Giovanni Elmo, Giuseppe Di Turi,
Ambrogio Vicchio e Pietropaolo Raimondo.Questo manipolo di baldi Giovanni albanesi, il cui nome rimarrà scritto per sempre nella “Insurrezione di Calabra” del Marulli sotto il comando dello stesso Annunziato, il quale, capitano medico, venne fatto partire per Campotenese col reggimento del prode colonnello Giuseppe Pace da Ejanina. Dopo venti giorni, impazienti di combattere, scesero nella contrada Sant’ Angelo di Castrovillari e, al comando del valoroso Pietro Mileti, seppero tener fronte, sebbene con poca fortuna, alle truppe regie del generale Busacca.
Dell’accaduto veniva subito informato, il commissario civile Domenico Mauro, il quale censurava l’operato dei Mileti con lettera senza data e non interamente scritta di proprio pugno, richiamando i volontari a Campotenese (la lettera era gelosamente conservata dall’avvocato Giuseppe Capparelli, figlio di Annunziato, deceduto da oltre cinquant’anni ).Qui, non potendo resistere al doppio impeto delle truppe regie, che incalzavano da Rotonda e Castrovillari, si sbandarono e si dispersero nelle campagne, nonostante gli sforzi del colonnello Costabile Carducci. Annunziato Capparelli raggiunse Aquaformosa e qui, nei sotterranei e nei nascondigli della sua casa, ospitò e nascose, salvandoli, alcuni patrioti, tra cui Petruccelli della Gattina ( deputato, politico, scrittore e giornalista ), Domenico Damis, Giuseppe Pace e molti altri. Il Carducci, invece, non potendosi rifugiarsi presso di lui, venne barbaramente ucciso dal feroce prete Peluso, mentre attraversava la Basiliata. Annunziato accusato di delitti politici e di aver dati ospitalità al Petruccelli, fu processato e deferito alla Gran Corte Criminale. La tarda età non gli impedì di prodigarsi per la patria, riuscendo a far arruolare nelle file di Garibaldi un drappello di giovani “firmosioti”, che si distinsero nella famosa battaglia del 2 ottobre 1860 a Volturno.
dal sito del Comune di Acquaformosa
Di lui scrive Vincenzo Capparelli
"...E quando la forca era già in piedi fin dal 1815; quando i processati politici rigurgitavano nella carceri giudiziarie; quando non si aveva altra prospettiva che quella del patibolo o dei lavori forzati con la confisca dei beni, Annunziato Capparelli esordì nella vita politica per propria iniziativa, anelando, passionatamente, ardentemente anelando di aprire corrispondenza e relazione con i più noti agitatori della provincia di Cosenza, nel cui ambito Egli poteva svolgere la sua intelligente attività di patriota convinto. Traisti tempi! Il principe di Metternich non voleva vedersi rizzare sulla testa anche in Italia il principio di nazionalità...La sua parola d'ordine era di schiantare dal cuore degli italiani il sentimento della Patria: che questo popolo, urlava Metternich, rinunzi di essere italiano e gli si accorderà tutto, persino la libertà...
Annunziato Capparelli, non sgomentandosi del pericolo, fondò in Acquaformosa nell'aprile del 1848 la Giovine Italia del Mazzini, che ricordava le vittime del 1831, e l'audace spedizione di Savoia nel 1833, dalla quale fu inondato di sangue il Piemonte. La Giovine Italia! Era come chi dicesse opposizione italiana organizzata sotto tutte le forme, con significato potente , implacabile; era come personificare il suo programma: insurrezione armata per cacciare via principi e Austria, e proclamare la Repubblica Italiana con Roma capitale.
Annunziato Capparelli era Sommo sacerdote della Chiesa dell'Annunziata al fiume Galatro n°1 (termini equivalenti a Vendita e Gran Maestro della Carboneria n. d. r.), dipendente dalla Chiesa di Lagano, e ci piace riferire qui un documento autentico di quelle titaniche agitazioni:
<< All'ornatissimo Cittadino D. Annunziato Capparelli, Sommo Sacerdote della Chiesa della Madonna dell'Annunziata al fiume Galatro n°1. Dalla Chiesa di Lagano anno primo di Resurrezione, lì 2 giugno 1848.
Dilettissimo Fratello, il Gran Gonfaloniere di questa Chiesa, spedito in Cosenza,ci riferisce quanto appresso: D. Cesare e D. Alessandro Marini furono arrestati in Napoli. In Cosenza... si è già formato un novello Comitato pel governo provvisorio, composto dai signori Luigi barone Ferrar. Francesco Federici,Giuseppe Matera, Giovanni Mosciari,Donato Morelli, Ignazio Ranieri, tutte persone provate che amano il bene della causa. In Catanzaro sono giunti degli Emissari Siciliani, e di giorno in giorni si attende la notizia dello sbarco di più migliaia di armati con artiglierie e munizioni provenienti da tale isola, e forse a quest'ora Cosenza è a giorno dello sbarco... Molti giornali stranieri scrivono con la massima indignazione contro il tiranno di Napoli, chiamandolo uomo di fero, tigre sitibonda di sangue umano, eccetera...Qui acchiuse troverete copie di due lettere di Tommaso Ortale ed Eugenio Alfonso Vaccaro da cui rileverete molte altre particolarità.
Vi dono il bacio della Sacra Fratellanza e mi ripeto
Il Sommo Sacerdote n°1. >>
E' da notare che Cesare Marini e Tommaso Ortale furono gli avvocati difensori dei fratelli Bandiera.
Questo fu l'esordio di Annunziato Capparelli nel variegato universo della cospirazione per l'unità della Patria. Allo scoppio della rivoluzione del 1848, egli fu a capo di un plotone di insorti che combatterono a Campotenese. I patrioti vennero respinti dal generale Busacca e Capparelli ebbe a lamentarsi per il mancato soccorso dei siciliani. Processato dalla Gran Corte Criminale, fu messo a domicilio coatto e controllato continuamente da spie del paese, ma non interruppe mai l'assistenza a quanti avessero bisogno di lui, sia come medico che come aderente alla Giovine Italia. Numerosi fuggiaschi trovarono rifugio nei sotterranei e nei nascondigli di casa sua.
"...Alessandro Marini, Domenico Mauro, Domenico Damis, Giuseppe Pace, Vincenzo Straticò e cento altri onorarono i sotterranei e i nascondigli della casa. In una delle tante e tante perquisizioni domiciliari notturne fatte ad Annunziato Capparelli, gli si disse che il governo cercava danari e corrispondenza di Kossuth, l'insigne magiaro che fu capo della rivoluzione ungherese nel 1848, ed Egli a rispondere che di Kossuth ammirava il nome, conoscendone l'ingegno, il coraggio e le opere, ma non aveva mai avuto l'onore di un suo scritto, che per altro avrebbe saputo custodire per non essere contaminato dalle mani della polizia! Spesso Annunziato Capparelli, forse ad istigazione delle spie locali, era trattenuto per mesi a domicilio coatto a Castrovillari, con l'obbligo di presentarsi ogni mattina al cospetto del Sotto Intendente, che al contrario non si degnava di riceverlo".
Dopo la liberazione garibaldina, Annunziato Capparelli si comportò in maniera mite, non praticando vendette contro coloro che lo avevano spiato e imprigionato.
" ... non ebbe rimproveri, o minacce, o vendette contro di loro, anzi, seppe proteggerli e difenderli dall'entusiasmo del popolo, che nella rozza ma non fallace immaginazione vedeva in essi personificato il mal governo borbonico. Potremmo qui ricordare fatti e persone che in lui ebbero un generoso e leale protettore, obliandone l'odio e le offese... una sola parola sarebbe bastata in quei tempi a vendicare soprusi ed arbitri, insulti e spionaggi lungamente e tristemente seminati in paese, ma nulla diremo: Egli fu tanto superiore alla corruttela dei suoi nemici, che le testimonianze offuscherebbero la magnanimità dell'animo suo e la purezza del nome..."
Troppo vecchio ormai per combattere di persona, organizzò un plotone di compaesani che combatterono valorosamente con Garibaldi al Volturno.
Occupò poi tutte le cariche cittadine, non sottraendosi ad alcun dovere, con probità e abnegazione, da vero illuminato.
Il giornale politico di Torino, La Stampa del 26 febbraio 1862, n°20, lo elogiò pubblicamente come capo della Guardia Nazionale di Acquaformosa per la distruzione di una banda di briganti che infestava i dintorni.
Di lui scrisse Petruccelli della Gattina:
<< Cito ad esempio il mio nobile amico, il venerando dottore Annunziato Capparelli, albanese dall'animo grandioso, della fibra dei discendenti di Skanderberg! - benché ignoto, ed ignoto appunto perché onesto, probo, intransigente. Avrebbe avuto titoli da pretendere a tutto. E' un povero dottore di villaggio nelle montagne cosentine. Io l'ammiro e l'imito>>.
I testi sono tratti da " Fiori e lagrime sulla tomba di Annunziato Capparelli" - di Vincenzo Capparelli - Ottobre 1892.