Mele.jpgRicorre quest'anno il 90° di istituzione dell'eparchia di Lungro (13 febbraio 1919) avvenuta con la Costituzione Apostolica "Catholici fideles" di Papa Benedetto XV (cfr. Attilio Vaccaro, Italo-Albanensia, Ed. Bios Cosenza,1994, pp. 220-230). La Costituzione si riferisce a quei "fedeli cattolici di rito greco, che abitavano l'Epiro e l'Albania, fuggiti a più riprese dalla dominazione dei turchi emigrarono nella vicina Italia". (secolo XV). Furono accolti "con generosa liberalità...ma con l'andare del tempo, cominciarono a sorgere con troppa frequenza gravi e fastidiose liti".
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I fedeli di rito greco erano sottoposti alla giurisdizione dei vescovi locali latini che "ignoravano o non conoscevano bene né la liturgia né la disciplina, né le consuetudini, né gli usi della Chiesa ortodossa unita". Ne crebbe un grave malessere morale e disciplinare. 


Situazione iniziale 
      All'inizio del secolo XX la Santa Sede studiò il caso e decise la creazione di una diocesi con un proprio vescovo ordinario. Prima della creazione dell'eparchia incaricò il sacerdote Giovanni Mele quale Delegato Apostolico per una visita a tutte le Comunità albanesi di rito greco della Calabria. Questi dopo un accurato sopralluogo riferì alla "Congregazione di Propaganda Fide de Rebus Orientalibus". Quindi il 13 febbraio 1919 la nuova " Sacra Congregatio pro Ecclesia Orientali", recentemente creata, studiata la relazione di mons. Mele sulla ponenza del cardinale Aidano Gasquet (prot n. 1396), decideva la creazione dell'eparchia di Lungro.

stamati2.jpg      La relazione, manoscritta si trova nell'Archivio della Congregazione per le Chiese Orientali. Mons. Mele con lettera del 26 agosto 1918 scritta da Lungro, alla relazione aveva premesso una stringata sintesi nei termini seguenti: "Come risulta dalla relazione, le condizioni religiose di queste colonie di rito greco lasciano molto a desiderare. Né è meno da deplorarsi lo stato del clero che, fatte alcune eccezioni, non è pari alla sua missione,anzi, in parte, addirittura ignorante e immorale. Il rito altresì è in decadenza,vi sono molte introduzioni latine, molti abusi, molte difformità. Vostra Eminenza vuole - prot n. 579/1918 - che io suggerisca quei provvedimenti ch'io reputi più opportuni doversi adottare per ricondurre le colonie al primitivo splendore. Crederei essere opportuno che venga costituita una diocesi greca, con l'aggregazione di tutte queste colonie e sotto la giurisdizione di un vescovo di rito greco, che al più presto vengano colmati i vuoti esistenti in talune parrocchie, o per l'assenza o per la indegnità di sacerdoti aventi cura d'anime; e che infine, qualora non fosse possibile la rivendicazione alla Chiesa del Collegio di sant'Adriano, vengano riserbati, nel Pontificio Collegio Greco di Roma, o in altro congruo istituto, dei posti gratuiti o semigratuiti per un numero proporzionato di giovanetti di queste colonie, che aspirassero al sacerdozio. Sarebbe inoltre vivamente desiderabile che si facessero delle elargizioni o si concedessero dei sussidi per il restauro delle Chiese più bisognose e per il decoro del culto in generale".

      Nella relazione integrale sono specificati i vari aspetti, ma nella presentazione mons. Mele segnala: a) le lamentevoli condizioni religiose e morali delle comunità di rito greco visitate; b) il deplorevole stato del clero che non è adeguato alla sua missione; c) il rito è in decadenza, con latinizzazioni, abusi e difformità

      Inoltre in risposta alla domanda di avanzare proposte di provvedimenti da adottare "per ricondurre le colonie al primitivo splendore", mons. Mele reputa "opportuno": a) che venga costituita "una diocesi greca " che raccolga sotto la giurisdizione di un vescovo di rito greco tutte le comunità di rito greco visitate, b) che vengano colmate le lacune del clero nelle parrocchie, c) che si prendano provvedimenti per la formazione del nuovo clero, d) che si provveda al restauro dignitoso delle Chiese, e) che si provveda al decoro del culto in generale. 


Evoluzione progressiva 
      In realtà in questi 90 anni trascorsi, con ritmi e possibilità diverse, si è cercato di rispondere a quei problemi fondamentali segnalati da mons. Mele. Egli stesso, che è stato vescovo dal 1919 al 1979 (avendo da 1967 come amministratore apostolico mons. Giovanni Stamati), ha dato avvio alla organizzazione dell'eparchia e alla risoluzione dei vari problemi rilevati.

      Sono intervenuti eventi importanti che direttamente o indirettamente hanno aiutato un lento processo di progresso in ogni direzione. L'aiuto della Congregazione per le Chiese orientali, la creazione del Pontificio Istituto Orientale, la creazione del Seminario Pontificio Benedetto XV di Grottaferrata e l'invio di tutti i seminaristi a livello universitario al Pontificio Collegio Greco di Roma sono stati fattori positivi di rinascita.

      Il fatto poi che i candidati al sacerdozio frequentassero insieme il seminario di Grottaferrata e il Collegio Greco e la celebrazione congiunta del I° Sinodo Intereparchiale (Lungro, Piana degli Albanesi, Grottaferrata) del 1940 hanno messo in evidenza la comunione della Chiesa Bizantina Cattolica in Italia.

      Due eventi generali per tutte le Chiese orientali cattoliche hanno ridato argomenti e strumenti per un recupero più coerente della propria tradizione bizantina (istituzionale, liturgica, disciplinare, spirituale), e cioè la pubblicazione del Decreto sulle Chiese Orientali del Concilio Vaticano II (1964) e la promulgazione del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali (1990).

  MonsLupinacci.jpg     La preoccupazione del rinnovamento interno nell'eparchia di Lungro è stata operativamente espressa dalla Prima Assemblea Eparchiale (1995-1996) convocata e celebrata dal vescovo mons. Ercole Lupinacci che ne ha immediatamente messo in vigore le deliberazioni. A livello comunitario delle tre Circoscrizioni Ecclesiastiche Bizantine in Italia il II° Sinodo Intereparchiale (2004-2005) sul significativo tema "Comunione e annuncio dell'evangelo" ha sottolineato l'impegno comune di ridare vigore alla tradizione bizantina in Italia in tutte le sue dimensioni nel recupero pieno della vitalità bizantina per una rinnovata testimonianza di varietà legittima di tradizioni -bizantiuna e latina - nell'unità ecclesiale. La Congregazione per le Chiese Orientali è venuta incontro per l'aspetto liturgico, fondamentale per le comunità albanesi in Italia, con l'Istruzione per l'applicazione delle prescrizioni liturgiche del CCEO (1996). 


Verso il futuro 
      Chi visita oggi l'eparchia di Lungro trova un rinnovamento radicale nelle nuova iconografia bizantina in tutte le chiese. Si tratta di un recupero significativo e impegnativo per il recupero di altri aspetti previsti dal Sinodo e dal CCEO (organizzazione della Chiesa sui iuris, reviviscenza del pensiero patristico-bizantino, pastorale coerente con la liturgia celebrata, formazione del clero adeguata alla propria tradizione e alle problematiche culturali del nostro tempo (Besa/Roma).

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