RENDE, 30 ottobre 2014. Al Club_Università dell’Unical davanti alla platea ridotta di una quindicina di sindaci arbëreshë e di poche altre persone, tra le quali anch’io, è intervenuto a un certo punto il capo della Rai regionale della Calabria, Crucitti, il quale ha esordito attaccando la platea con uno stentoreo “La colpa è anche vostra” ripetuto cinque o sei volte. A queste parole un sindaco, poveretto!, ha tentato di far partire un applauso ma che per fortuna è abortito.
Crucitti ha avuto ancora una volta campo libero: ha difeso la RAI e si è autodifeso, si arrampicato su leggi, leggine, riunioni del Co.Re.Mi.L., su speranzose speranze di finanziamenti europei e ha concluso, ancora una volta stentoreamente, sventolando l’ampia e riconosciuta disponibilità (sic!) della Rai regionale della Calabria ad ascoltare tutti e pronta a ricevere proposte.
Non avevo minimamente intenzione di intervenire, anche perché ero lì per altro e non sapevo di dover sentire ancora una volta (e senza contraddittorio), per l’ennesima volta, Crucitti. Alle sue parole scatto dalla mia poltrona, dove – lo dico con Kadare – me stavo “seduto in compagnia della solitudine”, alzo la mano e chiedo di rifare a Crucitti la stessa proposta che già avevo fatto esattamente un anno fa (www.jemi.it/index.php/la-lingua-gjuha-jone/salvaguardia/1228-la-rai-non-tutela-la-minoranza-arbereshe): a) inserire ogni settimana un servizio sulle minoranze linguistiche calabresi nel contenitore del sabato “Settimanale”; b) dare due minuti in lingua (albanese, occitana e grecanica) a notizie sulle minoranze linguistiche calabresi nel notiziario regionale che ha più ascolti.
Una richiesta banale, piccola e soprattutto economica, una propostina che la RAI potrebbe concretizzare già da questa settimana e senza dover sottostare a nessun vincolo.
E invece Crucitti cosa ci ha proposto dopo un anno di silenzio e di assoluta inattività RAI a favore delle minoranze linguistiche calabresi? Ha proposto un qualcosa che non si è capito bene cosa fosse ma che di sicuro andrebbe trasmesso su un canale parallelo, cioè su una corsia riservata, al di fuori della regolare programmazione, cioè una specie di “apartheid televisivo”, quindi in “bagni, autobus e scuole riservate” per albanesi, occitani e grecanici, degni soltanto di essere lasciati in sordina nel ghetto dell’etere; poi, in seconda battuta, una “ipotetica” programmazione radiofonica della quale è già stato approntato un palinsesto (sic!).
A tali parole non è seguita nessuna reazione da parte dei presenti, i quali lasciavano a Crucitti la decisione di una eventuale prossima mossa, almeno un incontro (l’ennesimo) in qualche bel salone arredato della sede Rai di Cosenza.
Dunque anche questa volta Crucitti l’ha fatta franca. Alla tranquilla scolaresca ha inculcato la “sua visione” della RAI per le minoranze linguistiche, i suoi numeri, i suoi desiderata. Intanto il 10-15% della popolazione calabrese alloglotta continuerà a pagare il canone (che da quest’anno pare che sarà trasformato in tassa!) senza avere in cambio nessun concreto “servizio” di promozione, divulgazione, tutela ad essa dedicato. Siamo di fronte ad una “never ending story”, una storia in cui i cittadini “italiani>calabresi>albanesi/occitani/grecanici” su 100 ore di trasmissione RAI_regionale avrebbero il diritto di averne 10-15 dedicate, pagate anticipatamente in sonanti Euro ogni dicembre di ogni anno, da anni e per sempre.
Gianni Belluscio
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