Nel 1456 il sultano Mehmed II marciava contro Belgrado con una forza militare di più di 150 mila soldati. La cittadella di Nándorfehérvár, come veniva allora chiamata Belgrado, era un presidio di fondamentale importanza strategica in quanto una sua caduta avrebbe aperto le porte del regno di Ungheria. L’assedio alla città durò diverse settimane e fu solo l’intervento di Giovanni Hunyadi di Transilvania a salvarla e a costringere gli ottomani a retrocedere. Tre settimane dopo questa vittoria, Hunyadi morì. Era l’undici Agosto e da quel momento in poi Skanderbeg si sarebbe trovato a capeggiare da solo i combattimenti contro le armate ottomane. La morte di Hunyadi determinò anche un cambiamento di strategia negli ottomani che, non avendo più ostacoli sul fronte ungherese, si diressero contro l’Epiro. <*><* /> <*> <* />Nella primavera del 1457, Mehmed II dispiegò sul fronte una armata di 70 mila soldati comandati da Isa Beg Evrenoz e da Hamza Kastrioti, nipote di Skanderbeg. Evrenoz era l’unico generale ottomano ad aver mai ottenuto una vittoria contro il Skanderbeg, a Siege di Berat. Hamza, invece, era in origine fedele a Skanderbeg che seguiva sperando di ereditarne il titolo di principe di Albania. Quando, però, lo zio ebbe un figlio con Andronika Kastrioti, fu sopraffatto dalla gelosia e cercò di soddisfare le proprie ambizioni alleandosi con gli ottomani. Entrambi erano comandanti esperti. Hamza aveva passato 14 anni accanto a Skanderbeg e ne conosceva tutte le tattiche militari.
La battaglia
Il piano ottomano era quello di affrontare Skanderbeg e sconfiggerlo eliminando, così, l’ultimo ostacolo sulla via di Roma e dell’Europa. Evrenoz entrò nella valle del fiume Mat ed avanzo lentamente verso Kruja. Ci furono dei primi piccoli scontri, dopo i quali Skanderbeg ritirò le sue forze. Gli ottomani avanzarono e tentarono di inseguirlo arrivando a torturare la popolazione per averne informazioni. Dopo diverse settimane e senza neppure l’ombra di Skanderbeg, Evrenoz e Hamza furono indotti a credere che Skanderbeg si fosse arreso e che avesse abbandonato il suo popolo. Notizie incontrollate segnalavano una rivolta tra le truppe albanesi in ritirata ed indicavano la diserzione del principe Skanderbeg che cercava rifugio a Venezia. Il 21 Luglio, infatti, Marco Diedo, il governatore veneziano di Durazzo, scriveva al senato che “il Grande Skanderbeg ha disertato e cerca di trovare rifugio tra le più alte vette d’Albania mentre i Turchi dettano legge”. In agosto, la posizione degli ottomani sembrava rafforzarsi. Ventimila soldati proteggevano le vie di approvvigionamento tenendo sotto assedio i fortilizi di Cidhna, Dibra, Guri i Bardhe, Mat, Rodon e Petrela. La restante parte dell’armata, circa 50 mila uomini, muoveva dalla vallata del fiume Mat a Ujëbardha, a nord-ovest di Kruja e a sud di Lezhë. L’intenzione era di tenere sotto controllo entrambe le città. Prima della fine di Agosto, tre mesi dopo che gli ottomani avevano attraversato il confine dell’Epiro, i comandanti turchi si sentivano sicuri e abbassarono sensibilmente la loro vigilanza.
Il 2 Settembre, Skanderbeg fece le sue mosse. Doveva agire di sorpresa annientando la parte principale dell’esercito ottomano prima che altre forze giungessero nel paese. Poche truppe albanesi neutralizzarono gli avamposti e le sentinelle Turche, mentre il grosso dell’armata attaccò il campo ottomano da nord. Gli ottomani non ebbero neppure il tempo di accorgersi dell’attacco che già i soldati Albanesi erano penetrati al centro del campo. La strategia era quella di seminare il panico attraverso un attacco iniziale portato a termine con molti uomini dando l’impressione al nemico che le truppe Albanesi fossero in numero maggiore del reale. Tra gli ottomani regnava ancora la confusione mentre la cavalleria Albanese attaccò da ovest e la fanteria si spingeva sempre più verso il centro del campo.
Ben presto la confusione diventò panico che i comandanti ottomani non seppero fronteggiare. L’unica difesa venne posta da Hamza. Skanderbeg, che conosceva il temperamento del nipote, mandò contro di lui la sua guardia personale di 2000 cavalieri che annullarono il tentativo di resistenza di Hamza. In due ore l’intero campo ottomano era nelle sue mani, mentre gli ottomani furono spinti in fuga nella valle tra Tirana e Elbasan. Quel giorno si contavano 20 mila morti turchi e 3mila albanesi. Hamza Kastriota venne catturato vivo e recluso a Napoli. Skanderbeg e Mehmed II firmarono nel 1460 un armistizio di tre anni.
Importanza della vittoria
La battaglia di Ujëbardha fu una tappa fondamentale nella resistenza all’invasione Turca dell’Europa. Se l’Albania fosse caduta nel 1457, l’Italia sarebbe stata invasa 30 anni prima di quanto poi accadde. Skanderbeg diede quindi all’Italia del tempo fermando, inoltre, la marcia ottomana verso Vienna. Nel 1461 Skanderbeg cominciò la sua campagna italiana a protezione di re Ferdinando I di Napoli che combatteva contro i contendenti angioini. Ferdinando, così come il padre Alfonso V di Aragona, forniva ingenti aiuti economici all’esercito dell’Epiro.